mercoledì 21 febbraio 2007

Le leggende della bassa valle

Martin e gli altri immortali


Nonostante la scarsa antropizzazione, l'estinzione degli orsi, sebbene con qualche decennio di ritardo rispetto al versante retico, fu inevitabile anche nelle vallate orobiche.
L'ultimo esemplare fu ucciso a fine 800 in Val Venina, ma gran numero di leggende sul grosso predatore sopravvisse ai tempi e agli avvenimenti. Alcune delle più bizzarre erano ambientate in Val Lesina, alle pendici orientali del Legnone, e Bruno Galli-Valerio in Cols et
Sommets le racconta con grande passione:
“ Ma laggiù, sulla costa del Legnone, gli orsi erano feroci e burloni: tutti ne hanno sentito parlare.
Per molto tempo Legnone ed orsi sono stati una cosa sola.
Mi sembra ancora di vedere l'enorme bestia dalla pelliccia pressochè nera che s'era lanciata contro due cacciatori ferendone gravemente uno prima di capitolare sotto i colpi dell'altro.
Un altro orso se n'andava tranquillo un giorno su un sentiero della Val Lesina, quando incontrò
un toro.
Il sentiero era così stretto che i due animali si fermarono fissandosi negli occhi.
Poi l'orso si lecco le labbra: da molto tempo non gli era capitato sotto le unghie un simile boccone.
Si drizzò grugnendo sulle zampe posteriori e si gettò sul toro, ma quest'ultimo, più agile, abbassò
la testa e con un abile cornata inchiodò l'avversario contro le rocce aprendogli il ventre.
Il povero Martin [n.d.r. era il nome dell'orso, famoso e inconfondibile perchè ritenuto incatturabile] lasciò cadere sul petto la sua grossa testa dagli occhi spenti, ma rimase dritto perchè il toro, nel timore che fosse ancora vivo, lo teneva inchiodato alle sue corna.
Alcuni dicono che il toro è rimasto nella sua posizione fino a morire di fame ma altri assicurano che i pastori lo liberarono tre o quattro giorni dopo guadagnandosi la pelle dell'orso.
(illustrazioni: Carlo Pellicciari)

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