Il diavolo dellaTorre di Castionetto
Scendendo da Dalico, all’ultima curva prima di arrivare nell’abitato di Castionetto di Chiuro, m’appare sulla destra della strada la Torre di Castionetto, tutta illuminata con fari al sodio. Le luci arancioni le danno un tono spettrale e severo.
L’edificio fu eretto fra il XII ed il XIV secolo, apparteneva alla famiglia Quadrio. Ha dimensioni del tutto ragguardevoli, con oltre 11 metri di lato e mura spesse più di due metri. Prima che il restauro ne rinfrancasse l’aspetto, sul lato destro della facciata d’ingresso c’era un possente squarcio di cui non si conoscono le origini. Ma a questa carenza storica, come spesso accade, viene in soccorso la leggenda popolare.
Dovete sapere che, dopo che la torre fu abbandonata dagli uomini, un diavolo di ragguardevoli dimensioni ne fece la sua dimora. Di mole e bruttezza straordinarie incuteva timore nelle genti che se ne stavano ben lontane da quell’edificio. Se non che, un giorno, un gruppo di giovani spavaldi decise di entrare nella torre per vedere il demone e verificare di persona se fosse veramente così grosso e sgraziato. Arrivati sul posto non vi trovarono nessuno. D’un tratto un tetro rumore uscì dalle mura. Era il mostro.
Cosa incredibile: s’era nascosto perché aveva paura dei visitatori. Appena capì d’esser stato scoperto, uscì dalla torre e, preso dal panico, si mise a correre all’impazzata.
Nella foga, sbattè il suo grosso naso contro lo spigolo dell’edificio e lo squarciò. Vistane la paura, gli uomini divennero più intrepidi e si misero a inseguirlo. Il diavolo si vide costretto a rientrare nella torre per sottrarsi ai suoi cacciatori, ma fu così facile bersaglio dei giovani che cominciarono a scagliargli contro delle pietre. Tanti furono i massi lanciati che il piano terra dell’edificio ne fu sommerso. Allora il diavolo, per non essere sepolto vivo, scavò una galleria sotto la torre con cui si mise in salvo e scomparve per sempre.
Fa ridere in quale mala sorte cadano tutti i diavoli nostrani, sempre beffati dagli uomini. Sembra che solo in Val di Togno possano stare tranquilli a fare i sabba con le streghe e mangiare prelibati bambini!
tratto da "Le montagne divertenti, Viaggio fra le vette dimenticate".
L’edificio fu eretto fra il XII ed il XIV secolo, apparteneva alla famiglia Quadrio. Ha dimensioni del tutto ragguardevoli, con oltre 11 metri di lato e mura spesse più di due metri. Prima che il restauro ne rinfrancasse l’aspetto, sul lato destro della facciata d’ingresso c’era un possente squarcio di cui non si conoscono le origini. Ma a questa carenza storica, come spesso accade, viene in soccorso la leggenda popolare.
Dovete sapere che, dopo che la torre fu abbandonata dagli uomini, un diavolo di ragguardevoli dimensioni ne fece la sua dimora. Di mole e bruttezza straordinarie incuteva timore nelle genti che se ne stavano ben lontane da quell’edificio. Se non che, un giorno, un gruppo di giovani spavaldi decise di entrare nella torre per vedere il demone e verificare di persona se fosse veramente così grosso e sgraziato. Arrivati sul posto non vi trovarono nessuno. D’un tratto un tetro rumore uscì dalle mura. Era il mostro.
Cosa incredibile: s’era nascosto perché aveva paura dei visitatori. Appena capì d’esser stato scoperto, uscì dalla torre e, preso dal panico, si mise a correre all’impazzata.
Nella foga, sbattè il suo grosso naso contro lo spigolo dell’edificio e lo squarciò. Vistane la paura, gli uomini divennero più intrepidi e si misero a inseguirlo. Il diavolo si vide costretto a rientrare nella torre per sottrarsi ai suoi cacciatori, ma fu così facile bersaglio dei giovani che cominciarono a scagliargli contro delle pietre. Tanti furono i massi lanciati che il piano terra dell’edificio ne fu sommerso. Allora il diavolo, per non essere sepolto vivo, scavò una galleria sotto la torre con cui si mise in salvo e scomparve per sempre.
Fa ridere in quale mala sorte cadano tutti i diavoli nostrani, sempre beffati dagli uomini. Sembra che solo in Val di Togno possano stare tranquilli a fare i sabba con le streghe e mangiare prelibati bambini!
tratto da "Le montagne divertenti, Viaggio fra le vette dimenticate".
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